QUANDO SI VA IN DISSONANZA EMOTIVA

C’è una cosa che si chiama lavoro emotivo. Provo a spiegarla così: immaginate che un’hostess di volo, durante un viaggio, venga avvertita dal comandante – preoccupato – che, causa avarìa, sta per fare un imminente atterraggio di emergenza. Qual è il compito di questa hostess? Tornare dai suoi passeggeri, mostrarsi calma, addirittura sorridente, e fare in modo che tutti, informati adeguatamente della situazione, si mettano in sicurezza, restando tranquilli. Quale emozione l‘hostess potrà, anzi dovrà, mostrare? L’abbiamo detto: la calma. Quali emozioni questa hostess starà provando mentre si mostra serena? Certamente tutt’altro che calma e serenità, direi piuttosto paura, mista a speranza.

Ecco, il lavoro emotivo è esattamente questo: la dissonanza tra le emozioni che proviamo e quelle che, nelle circostanze collegate ai nostri vari ruoli, possiamo mostrare. Il caso dell’hostess è estremo ma tutti noi, ogni giorno, siamo alle prese con situazioni di dissonanza emotiva. E se non fosse importantissimo questo concetto, non starei qui a rimarcarlo. Invece lo è, è fondamentale, sapete perché? Perché la continua abitudine a queste dissonanze, a queste fatiche emotive, è la vera causa primaria di stress (vedi anche qui, mio post sullo stress), di quello stress negativo, quello subdolo, che nel tempo ci fa ammalare e ci rende infelici. Quello stress che faremmo dunque meglio a riconoscere, capire e fronteggiare, almeno per quanto ci è possibile.

Non possiamo dire a quell’hostess di mettersi a urlare dalla paura insieme ai passeggeri, per salvarsi dallo stress della dissonanza emotiva. Ma possiamo assolutamente consigliarle di non ignorare la fatica che ha fatto a gestire la situazione, di parlarne dopo, di condividerla con persone a lei vicine, di cui si fida, che la ascoltino e la facciano sentire capita. Sembra poco? Pare inutile? Eh no, è qui la fregatura, fidatevi! A forza di perpetuare l’abitudine di trattenere le emozioni spiacevoli – spesso perché, come detto, ce lo richiedono i ruoli che ricopriamo, implicitamente o esplicitamente – non le lasciamo affiorare nemmeno più quando è il momento giusto! Invece quel momento lì, quello in cui le liberiamo intenzionalmente, affidandole a qualcuno, da noi scelto, che le accoglie e ci sta vicino, è esattamente il momento in cui salviamo noi stessi dall’accumulo di quella sofferenza che nel tempo ci ammala. Non solo, prenderci lo spazio e il tempo di condivisione con le persone giuste, salva anche le nostre relazioni perché, oltre a consolidare i legami, la vicinanza e il supporto prevengono le nostre potenziali esplosioni, quelle in cui, trattieni trattieni, e alla fine sputi fuori, su chi capita, tutta la rabbia, la frustrazione, la preoccupazione, in maniera incontrollata e sgodevole.

Non possiamo sottrarci ai dispendi di energie, dovuti alle inevitabili quotidiane dissonanze emotive, ma possiamo trasformare lo stress correlato a questi sforzi, in energia buona, in linfa per le relazioni, in medicina preventiva per la nostra salute.

Potete contattarmi qui per richieste di trattare argomenti specifici o per darmi spunti