IL SEME DELLA DEPRESSIONE

Parto da Pavlov, lo scienziato che più di un secolo fa scoprì il condizionamento. Pavlov vide che, se suonava una campanella prima di dare del cibo ai suoi cani, questi, dopo qualche volta, scodinzolavano anche solo nel sentire quella campanella, ancor prima di vedere il cibo. Oggi questo è un concetto noto a chiunque abbia un cane: il nostro amico a 4 zampe associa quelle scarpe o quella giacca al fatto che stiamo per portarlo a fare la passeggiata, ad esempio. Dopo Pavlov, Seligman (uno scienziato meno simpatico) ripetè quegli esperimenti, ma ci aggiunse un paio di varianti: prima provò a vedere se i cani riuscivano ad affezionarsi anche a delle scosse elettriche, presentandogliele prima del cibo e – cosa trovò? – che i cani mostravano segni di gioia anche per le scosse, pur di ricevere dopo il cibo! In seguito però Seligman volle provare a vedere cosa succedeva se, in maniera casuale, senza schemi prevedibili, dava ai suoi cani a volte cibo dopo la scossa, a volte cibo dopo la campanella, a volte scossa senza cibo, a volte campanella e niente cibo.

Secondo voi cosa accadde? Che i cani si lasciarono morire! Questo perchè non avevano più nemmeno il potere di prevedere cosa sarebbe successo dopo una scossa o dopo la campanella – avrebbero mangiato o no? – insomma avevano imparato a credere che nulla dipendesse più da loro, perciò tanto valeva morire. Seligman aveva scoperto quella che lui chiamò impotenza appresa e che noi oggi – attenzione – chiamiamo depressione. Il seme della depressione è la convinzione che più nulla nella nostra vita possa dipendere da noi, è la percezione di essere in balìa di eventi esterni (sociali, familiari, lavorativi, …) che hanno preso il sopravvento sulle nostre scelte. E allora proviamo a ricordarci davanti alle avversità, e ancor più nella nostra routine quotidiana, che c’è sempre almeno una cosa che possiamo modificare in ogni situazione: il modo in cui noi la affrontiamo. Se ci persuadiamo di questo, saremo molto meno a rischio di incorrere in quel terribile male che ci vuole insegnare l’impotenza; se accendiamo una lucina nel buio abbiamo già dimostrato a noi stessi che qualcosa possiamo fare e potremo essere in tempo per non dar modo alla depressione di impossessarsi di noi. Una cosa su tutte possiamo fare – ricordiamocelo! – anche solo perché non ci viene in mente nient’altro, quando la disperazione rischia di pervaderci: chiedere aiuto! Teniamolo a mente e facciamolo! …Certo se riusciamo a farlo anche prima di essere sull’orlo del burrone, meglio! Ma meglio tardi che mai: facciamolo, chiediamo aiuto!

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