Sono stata in un luogo chiamato caos

Sono stata in un luogo chiamato caos.
Mi ha spaventato.
E la gente che c’era
mi ha anche infastidito.
Alcuni perché non mi hanno nemmeno salutato.
Altri perché sono stati subito troppo invadenti.
Sono allora stata in un luogo chiamato ordine.
Mi ha stupito.
Ma non c’era nessuno.
E mi sono chiesta chi si occupasse di tenere pulito e a posto.
Poi sono passati dei robot.
Gentili ed accoglienti per essere dei robot,
non me l’aspettavo!
Ma qualcosa non mi ha convinto.
Ho cercato di parlare un linguaggio d’amore e mi hanno dato risposte standard.
Allora ho deciso di non voler essere lì.
Sono andata in un luogo senza nome.
O di cui non so il nome.
C’erano alcune persone che nello scorgermi mi sono venute incontro.
Una più sorridente, una con sguardo serio, una che pareva più timida.
Mi hanno detto che sembravo una viaggiatrice in cerca di un posto per qualche giorno
e mi sono resa conto che lo ero.
Non volevo restare infatti.
Ma mi faceva piacere esserci per qualche giorno.
E mi ha colpito che se ne fossero accorti loro che nemmeno conoscevo,
prima di me.
Non che fossi una viaggiatrice, questo mi è chiaro.
Ma che fossi in cerca di un posto solo per poco.
Questo mi è chiaro ora.
È stato bello essere accolta da chi sapeva che non sarei comunque rimasta.
Quando sono ripartita
ho promesso che tornerò.
Se vorrò farlo.
E mi hanno detto che se vorrò potrò farlo.
Dopo essere stata in quel luogo
di cui ora penso di conoscere il nome
ho scoperto di star bene anche
negli altri luoghi che ho visitato poi.
Ed ho ritrovato, uno ad uno,
tutti i luoghi in cui sono stata bene anche prima.
È stato molto bello.
È molto bello.


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